Servizi carenti, difficoltà d’apprendimento e povertà educativa, sono solo alcuni degli aspetti emersi dalla ricerca condotta da Save the Children che lancia l’allarme. il 50% dei ragazzi italiani, infatti, corre un rischio inimmaginabile nel 2022. Ma cosa significa?
L’educazione è per tutti, ma non alla portata di tutti. E’ sempre facile porsi da uno scranno ed incitare i giovani a studiare, a fare tesoro degli anni scolastici e ad apprendere il più possibile. Quei momenti di formazione, infatti, non torneranno più. Tuttavia, si tratta di un atteggiamento ipocrita che poco ha a che vedere con la scuola.
Tagli sistematici all’istruzione, docenti poco, se non per nulla, al passo coi tempi e strutture scolastiche fatiscenti sono solo alcuni dei problemi strutturali e più frequenti in Italia. Ma non solo. Promuovere una cultura fatta di ambizione e di massimo sforzo, lasciando indietro le materie umanistiche, poco inclini a questo scopo, fanno si che la mancanza di pensiero critico e ragionamento vengano ovviamente meno.
Con questo, non si intende assolutamente dire che prima si stava meglio, ben lungi da me sposare questo tipo di retorica insopportabile. Eppure, la scuola non è più centrale nello Stato Sociale, benché si dica il contrario. E’ un contorno, anche mal digerito, come ci hanno dimostrato due anni di pandemia. Si parlava di tutto, perfino di come riaprire in sicurezza stadi e centri commerciali, ma non di scuola, sfortunata tanto quanto il settore della cultura.
Insomma, servizi carenti, difficoltà d’apprendimento e povertà educativa, sono solo alcuni degli aspetti emersi dalla ricerca condotta da Save the Children che lancia l’allarme. Il 50% dei quindicenni, infatti, nel 2022, ha difficoltà a leggere un testo.
A mettere il dito nella piaga, inoltre, è la soffocante disparità sociale ed educativa che si avverte tra Nord e Sud. Nel Mezzogiorno, infatti, la maggior parte dei ragazzi, soprattutto dei paesini e delle periferie, vengono abbandonati al loro destino. Senza una pianificazione e formazione adeguata specialmente gli istituti tecnici, che potrebbero dare concretamente lavoro a molti giovani svantaggiati economicamente e dal passato difficile alle spalle, vengono considerati – anche da chi si mette sullo scranno – i ritrovi per gente “fallita” che non combinerà mai niente di buono nella vita.
Sono loro a pagare il prezzo più alto della povertà educativa e non solo a causa di una errata o mancata comprensione del testo. Al sud, infatti, il 16,3% dei giovani nel 2021 ha lasciato prematuramente gli studi, il dato più alto rispetto al resto del Paese, con una dispersione scolastica vicina al 13%
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