Lo sciopero della fame è un metodo estremo che è stato utilizzato anche dalle associazioni in prima linea per la difesa del pianeta. Cosa è successo a Torino e a Roma.
Per fare sentire la propria voce, spesso non è sufficiente manifestare scendendo in piazza e brandendo cartelli. Per quanto queste azioni possano essere efficaci a richiamare l’attenzione sull’emergenza climatica, come abbiamo visto in tutto il mondo con il movimento Fridays For Future ispirato dall’attivista svedese Greta Thunberg, c’è chi va oltre ed è pronto a mettere a repentaglio la propria salute per salvare il pianeta.
Proprio in questi giorni il gruppo non violento Extintion Rebellion, che chiede ai Governi di intraprendere azioni immediate e forti per affrontare la crisi climatica, sta utilizzando un metodo estremo per scioperare.
E’ successo dapprima a Torino, dove il 27enne Ruggero Reina è stato per otto giorni senza mangiare davanti al Palazzo della Regione Piemonte. Obiettivo del suo sciopero della fame era chiedere un Consiglio regionale straordinario aperto per discutere lo stato di emergenza eco-climatica del mondo.
E poi ancora a Roma, due giorni fa, con una piccola folla di giovani attivisti che si è riunita per portare avanti uno sciopero della fame a oltranza di fronte al Ministero della Transizione Ecologica. Ecco cosa è successo.
Sciopero della fame: “il corpo non reggerà”
Il primo sciopero della fame firmato Extintion Rebellion, portato avanti dal giovane Ruggero Reina a Torino, ha ottenuto il suo scopo. Nei giorni scorsi, infatti, la conferenza dei capigruppo del Consiglio regionale del Piemonte si è riunita in via eccezionale per stabilire una data in cui tenere il consiglio straordinario.
In una prossima seduta, quindi, in Piemonte si dovrebbero discutere “misure e interventi concreti per affrontare lo stato di emergenza ecoclimatica e raggiungere l’obiettivo dell’Ue della riduzione del 55% delle emissioni climalteranti entro il 2030“.
Spostandoci nella capitale italiana, il gruppo di cinque giovani ha indetto un altro sciopero della fame davanti al Ministero della Transizione Ecologica. Il sit-in durerà finché “i ministri non accetteranno un incontro pubblico per dibattere del futuro dell’Italia“.
Una delle attiviste però, secondo quanto riportato da Repubblica.it, è affetta da alcune patologie e quindi teme che il suo sciopero non durerà a lungo. La ragazza ha infatti raccontato:
“Ho deciso che il mio corpo sarà il termometro dell’inefficacia e dell’inadempienza delle politiche di contrasto alla crisi ecologica e climatica di questo ministero e del governo italiano. Il ministro ha poco tempo per venire a incontrarmi“.