Gli attivisti di “Fridays For Future” scendono in piazza il 24 settembre per scioperare contro la crisi climatica. Tutte le ragioni della manifestazione a livello mondiale.
Venerdì 24 settembre, chiamata a raccolta a livello globale per scioperare contro la crisi climatica. I gruppi di Fridays For Future di tutto il mondo si riuniranno per manifestare al fine di chiedere una giustizia climatica internazionale.
Come sottolineano gli organizzatori dello sciopero, attivi ormai da anni sulle orme della giovane attivista Greta Thunberg, la crisi climatica è legata ad altre crisi socio-economiche che non fanno altro che condizionarsi – e in particolare peggiorarsi – a vicenda.
Allo stesso tempo, la crisi climatica non è percepita ugualmente in tutto il mondo: ci sono persone e intere comunità che ne sentono maggiormente l’impatto ma non sono in grado di adattarsi né ribellarsi, in quanto spesso non possiedono i mezzi necessari per avviare un cambiamento.
Per questo motivo è fondamentale unirsi e chiedere che il problema venga affrontato in modo globale, non lasciando soli i difensori della Terra che ogni giorno lottano in prima linea per salvaguardare il Pianeta e le sue risorse. L’attenzione degli attivisti, in particolare, è rivolta a quelle persone che rientrano nella definizione di MAPA (most affected peoples and areas): coloro che soffrono maggiormente la crisi climatica.
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Si tratta di comunità che hanno subito la distruzione delle proprie terre attraverso il colonialismo, l’imperialismo o ingiustizie da parte del sistema e di chi vuole espandere il proprio business a danno dei locali.
Il messaggio di coloro che hanno organizzato lo sciopero è molto chiaro: la parte Nord del mondo deve necessariamente tagliare le emissioni in modo drastico, smettendo di investire in combustibili fossili. Inoltre, i colonizzatori di questa parte del globo hanno un debito climatico da pagare per aver accumulato un numero sproporzionato di emissioni.
Ancora, secondo i Fridays For Future è necessario lavorare per uscire dalla crisi sanitaria provocata dalla pandemia di Covid e garantire quindi una distribuzione equa dei vaccini, sospendendo anche le restrizioni sulla proprietà intellettuale per le tecnologie legate al virus.
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Inoltre, gli attivisti chiedono che la crisi climatica venga riconosciuta come un rischio concreto per la salute umana e che la legge internazionale assicuri il rispetto dei diritti dei rifugiati climatici. Un altro obiettivo riguarda il riconoscimento dell’inestimabile impatto della biodiversità sulla vita e sulla cultura delle popolazioni indigene, così come l’ecocidio deve essere considerato un crimine punibile a livello internazionale.
Infine, si chiede di porre fine alla violenza e alla criminalizzazione contro le popolazioni indigene, i piccoli agricoltori e pescatori ma anche coloro che difendono le proprie terre e l’ambiente. Andrebbero, infatti, supportati nel lavoro che svolgono, rispettati e ascoltati.
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