In Italia arriva la prima ordinanza cautelare da parte di un tribunale, nei confronti di un’azienda in materia di “Greenwashing”. Si tratta di una sentenza storica.
Il Greenwashing è purtroppo un fenomeno sempre più diffuso a livello internazionale. Sono molti, infatti, i brand che si nascondono sotto un ecologismo di facciata, pensato solo per alimentare le proprie vendite e “fregare” i consumatori.
Fortunatamente, sono sempre di più anche gli utenti e le aziende concorrenti che si adoperano per smascherare questo fenomeno. E i marchi che utilizzano campagne pubblicitarie illusorie, decantando i loro prodotti o le loro pratiche “rispettosi dell’ambiente”, in molti casi devono fare i conti con la giustizia.
In Italia, pochi giorni fa è stata emessa una storica ordinanza cautelare contro il Greenwashing: si tratta della prima sentenza di un Tribunale del nostro Paese in quest’ambito, che potrebbe fare da esempio per molte altre aziende.
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Coinvolte nella questione due imprese, la Alcantara e la Miko, concorrenti sui tessuti che vengono utilizzati per i rivestimenti delle automobili. Il primo è un brand italiano con sede legale a Milano, mentre il secondo è friulano. Ecco perché sono finite in tribunale e chi ha avuto la meglio.
Microfibra “riciclabile ed ecologica”
Il Greenwashing può essere considerata una vera e propria truffa nei confronti del cliente e una pratica scorretta verso la concorrenza. Consiste, infatti, nel presentare in modo falso o esagerato l’azienda, comunicando un’immagine di impresa sostenibile che non corrisponde alla realtà.
Il caso in questione, giudicato dal Tribunale di Gorizia, riguarda le campagne pubblicitarie di Miko promosse per “Dinamica“: avrebbero, infatti, messo in evidenza le caratteristiche green di questo tessuto in un modo non veritiero.
Secondo Alcantara, queste sarebbero state lesive del proprio business e avrebbero quindi provocato una concorrenza sleale sulla base di dichiarazioni non veritiere.
Così é stato fatto ricorso al tribunale, il quale ha riconosciuto “la sensibilità verso i problemi ambientali è oggi molto elevata e le virtù ecologiche decantate da una impresa o da un prodotto possono influenzare le scelte di acquisto del consumatore“.
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Come riportato dal Tribunale di Gorizia, i claim ambientali utilizzati per il prodotto di Miko (come “amica dell’ambiente” o “scelta naturale”) sarebbero “molto generici e sicuramente creano nel consumatore un’immagine green dell’azienda“.
La decisione resa dal Tribunale di Gorizia il 26 novembre 2021 è una ordinanza resa all’esito di un procedimento cautelare/d’urgenza, caratterizzato da una istruttoria sommaria.
Entrambe le parti potranno, peraltro, proporre reclamo avverso la decisione entro dicembre 2021 e/o avviare un eventuale giudizio ordinario, procedimenti che potranno avere come esito la conferma dell’ordinanza del 26 novembre o, al contrario, la sua modifica.