La devastazione degli incendi nella regione viene combattuta a partire dalle coltivazioni, fino alla tavola. L’idea del Centro di Ricerca Tartufo Sicilia.
La Sicilia è dal 30 agosto tornata in zona gialla, unica per ora in Italia, ma le preoccupazioni degli isolani non si limitano purtroppo alla pandemia di Covid. Non possono essere dimenticati, infatti, gli incendi che hanno letteralmente devastato la regione nel corso del mese e che hanno portato alla perdita di ampie zone di terreno.
Secondo l’allarme lanciato da Wwf Sicilia, saremmo di fronte a un “circuito diabolico” caratterizzato da “puntualità e sintonia con le condizioni meteorologiche avverse, contemporaneità, metodicità, professionalità e spudorata consapevolezza di impunità“. L’associazione ha infatti chiesto interventi mirati e tempestivi, che attraverso una pianificazione efficace possano portare a contrastare tutte le possibili cause dei roghi.
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La prevenzione e la manutenzione, secondo Wwf Sicilia, sono “la soluzione più efficace, che non elimina ma riduce il pericolo degli incendi” ma da sole non bastano. Secondo l’associazione sono infatti necessari: il potenziamento del Corpo Forestale Regionale, aiutare e sollecitare i Comuni a maggiori controlli, aggiornare il catasto degli incendi in tempo reale, sviluppare sinergie e tecnologie per ricostruire gli incendi ma anche contrastarli attraverso maggiori controlli.
Così come Wwf Sicilia, anche vari enti locali si sono attivati per tutelare il territorio. Tra questi c’è il Centro di Ricerca per la Valorizzazione del Tartufo e della Tartuficoltura in Sicilia che, pochi giorni fa, ha lanciato una raccolta fondi su Gofundme: “Contro chi brucia piantiamo 500 alberi da bosco“.
La raccolta è stata ideata da Antonino Iacono, presidente del Centro. “In Sicilia solo nel 2021 sono divampati migliaia di incendi che hanno causato la perdita di centinaia di Ettari di Macchia Mediterranea – scrive – Ci troviamo a combattere una guerra dove interessi privati e gente priva di scrupoli vogliono distruggere tutti i boschi“.
Da qui la proposta del Centro di Ricerca del Tartufo che, per dare una risposta immediata e forte, ha pensato di riforestare parte del territorio bruciato dalle fiamme degli incendi. L’idea è quella di piantare, dove le condizioni lo permettono, alberi da tartufo micorrizati.
In questo modo, secondo Iacono, “otterremo nuovi boschi altamente produttivi, aumento della produzione di tartufo siciliano, una risposta forte per dire “noi non ci arrendiamo”, nuove opportunità occupazionali, lotta alla desertificazione“.
L’obiettivo della raccolta è di piantare 500 alberi, individuando dapprima le aree idonee alla coltivazione del tartufo e seguendo poi la crescita e lo sviluppo della tartufaia.
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