Molte delle spiagge italiane sono famose per aver conquistato la tanto agognata la bandiera blu, ovvero quella che certifica la “salute” del nostro mare. Farsi il bagno, infatti, in acque contaminate e pulite non è un aspetto di poco conto. Tuttavia, un nuovo studio scozzese ha messo in luce alcuni pericoli legati ai batteri che popolano le coste – non solo italiane – minacciando la nostra salute.
Chi di voi non ha già fatto un bagno al mare inaugurando la stagione estiva 2022? Se così non fosse, vi sono molto vicina. Acqua cristallina, spiagge dorate e – si spera – baie deserte rappresentano forse quanto di più paradisiaco ci sia in terra. Eppure, anche un paradiso terrestre può essere un inferno senza la giusta attenzione. E la colpa è tutta nostra e delle nostre cattivi abitudini.
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), infatti, ha realizzato un nuovo report in cui si evidenzia come il consumo di plastica potrebbe addirittura triplicarsi e questo in meno di 40 anni. I 460 milioni di tonnellate attuali potrebbero diventare oltre 1.230 milioni di tonnellate entro il 2060. Viviamo, insomma, in un mondo sommerso dalla plastica, con ritmi di produzione maggiori a quelli di consumo. Ma non solo.
Sappiamo benissimo quanto sia importante smaltire correttamente la plastica che impiega tantissimo tempo prima di degradarsi. Tuttavia, un nuovo studio scozzese ha messo in luce alcuni pericoli legati ai batteri che popolano le spiagge – non solo italiane – minacciando la nostra salute.
Spiagge di plastica: il pericolo che stiamo sottovalutando
Salviettine, cotton fioc e assorbenti, per qualche ragione ancora non del tutto chiara e misteriosa sono prodotti che la maggior delle volte finiscono “smaltiti” nello scarico del wc e da lì direttamente nelle fogne collegate alle acque reflue. Questa condotta malsana, però, ha delle sue conseguenze importanti.
Se le acque reflue, infatti, sfociano direttamente al mare, oltre ad un impatto ambientale devastante, anche la nostra salute viene irreversibilmente compromessa, a causa del proliferare di batteri presenti nei rifiuti plastici. L’ultimo studio condotto dall’Università di Stirling, in Scozia, ha dimostrato proprio la presenza di intere colonie di batteri fecali su salviettine umidificate o cotton fioc che, dopo essere state gettate nel wc, sono arrivate direttamente sulle spiagge di Edimburgo attraverso la fogna.
Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che batteri come E. coli e gli enterococchi intestinali, si legano sovente e più facilmente alla plastica, che non alle alghe o alla sabbia, rimanendo così più a lungo sia nell’acqua che sulle spiagge, proprio perché il materiale plastico non si degrada in poco tempo. Ma non solo. Dallo studio è emerso come sulle spiagge scozzesi ci sia una concentrazione anche di vibrione, un batterio che può provocare problemi intestinali.