Il relitto della nave, affondata nel 1912 e che si trova a una profondità di 3.800 metri, rischia incredibilmente di scomparire per sempre. Ecco perché.
Il mitico Titanic potrebbe non esistere più. Il simbolo della tragedia che avvenne nel 1912 è rimasto sui fondali dell’Oceano Atlantico, a una profondità di 3.810 metri, ma il suo destino è dei più incerti.
Secondo i ricercatori sottomarini di OceanGate, infatti, il relitto della nave che giace silenzioso da oltre 100 anni “si sta rapidamente deteriorando“. Dopo aver esplorato le acque dell’Atlantico circa un mese fa, gli scienziati sono tornati a immergersi nel luogo dove si trova lo storico transatlantico per scattare quante più foto possibili e fare riprese che mostrano lo stato del relitto.
Immagini impressionanti che, nel silenzio dell’oceano, mostrano tutta la fragilità e la grandezza del Titanic.
Visto l’allarme lanciato dai ricercatori, alcune agenzie hanno organizzato escursioni turistiche subacquee per chiunque sia disposto a spendere 150 mila euro per visitare il relitto. Obiettivo è mostrare, forse per le ultime volte, i resti della storica nave che affondò nel 1912 ma non solo.
Lo scopo di questi viaggi è anche quello di finanziare le spedizioni stesse dei ricercatori, per aiutare a preservare i resti del relitto dai batteri che lo stanno deteriorando. Azione che, in realtà, è naturale per questi microrganismi che abitano i fondali marini e dunque fa parte dell’ecosistema in cui si trova la nave.
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L’affondamento volontario dei relitti, detto scuttling, viene infatti compiuto anche per uno scopo di tutela ambientale. Una volta depositate sul fondale, le navi vuote possono svolgere una funzione molto importante per l’ambiente marino. I relitti fungono, appunto, da rifugio per l’ittiofauna e rappresentano un habitat più favorevole rispetto alla sabbia o al fango per molti organismi tra cui le spugne.
Inoltre, possono promuovere un turismo più sostenibile e scoraggiare tecniche di pesca che vanno a danneggiare i fondali – come quella a strascico che è illegale. Purtroppo, è bene ricordare che la pratica dell’affondamento volontario dei relitti può avere anche effetti negativi come rischi di inquinamento, maggiore vulnerabilità per alcuni pesci, problemi per la navigazione. Per questi e altri motivi, in Italia non è una prassi molto utilizzata.
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