La Shell ha iniziato le esplorazioni petrolifere sismiche in Sudafrica, lungo una costa incontaminata che ospita la fauna marina. Ecco la petizione per fermarle.
Le trivellazioni sono un pericolo per l’ambiente. L’attività di ricerca del petrolio è purtroppo un problema in molte parti del mondo e a farne le spese sono come sempre la natura e i suoi abitanti.
La bellezza delle aree costiere viene inevitabilmente contaminata, i rischi di dispersione in mare di rifiuti tossici sono molto alti e, di conseguenza, gli animali marini sono in costante pericolo quando i loro ecosistemi vengono minacciati dalle trivelle.
Nonostante l’impatto ambientale di questa attività sia noto, così come sottolineato costantemente anche dagli attivisti, le società petrolifere continuano a chiedere ai governi i permessi per eseguire sempre nuove trivellazioni.
In questi giorni è finito sotto i riflettori il Sudafrica, preso di mira dalle trivelle di Shell. La compagnia ha infatti iniziato, lo scorso 1 dicembre, l’indagine sismica per cercare giacimenti di petrolio o gas lungo tutta la Wild Coast.
Un’area ancora selvaggia del Paese, popolata da numerose specie di balene, foche, pinguini, squali, delfini e altri animali marini. Si tratta di una zona costiera molto ricca di biodiversità, quindi, nonché di un’area di migrazione importante per le balene.
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Contro le trivellazioni di Shell si sono schierate numerose associazioni ambientaliste e animaliste, che nei giorni precedenti l’inizio dell’attività, si sono fatte sentire a gran voce. Purtroppo, tutto questo non ha portato ai risultati sperati.
Tra le azioni intraprese c’è anche una petizione lanciata su Change.org (disponibile a questo link), dove vengono sottolineate le conseguenze negative per l’ambiente provocate dall’attività di indagine sismica.
“Per cinque mesi, la nave (…) trascinerà metodicamente fino a 48 cannoni ad aria compressa attraverso 6.011 km² di superficie oceanica, sparando emissioni di onde d’urto estremamente forti che penetrano per 3 km di acqua e 40 km nella crosta terrestre sottostante il fondale marino”.
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In questo periodo di tempo, come evidenzia la petizione, gli abitanti del mare verranno assordati e quindi soffriranno. Le esplosioni, infatti, possono causare sordità e compromettere la loro capacità di navigare e trovare del cibo.
Queste perforazioni esplorative, dunque, sono un pericolo concreto per tutti gli animali che popolano la Wild Coast.
Nonostante la petizione e le proteste della popolazione, andate in scena nella giornata di domenica 5 maggio proprio sulla costa, un tribunale sudafricano ha annullato le richieste presentate dagli ambientalisti.
In questo modo Shell sta procedendo in tutta libertà nella sua azione distruttiva. Noi ci auguriamo che qualcosa cambi al più presto.
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