Siamo vicini al tramonto del fast fashion? Un nuovo decreto dell’Unione Europea potrebbe fare un passo in avanti in questa direzione: ecco perché.
Nuove regole in arrivo per quanto riguarda il mondo della moda. Uno dei settori più inquinanti al mondo, che provoca danni ambientali e ha una bassa sostenibilità anche per quanto concerne i dipendenti.
Da un lato, molte aziende legate al fashion sono sempre più consapevoli del loro impatto sul pianeta e dunque prendono decisioni che vanno verso una maggiore eco-sostenibilità. Dall’altra, però, sono ancora troppe le catene che mettono in secondo piano la salute della Terra e delle persone.
Ecco perché è necessario che a livello nazionale, europeo e globale si prendano posizioni nette al fine di migliorare il settore. Negli ultimi giorni, ad esempio, l’Unione Europea ha annunciato un enorme passo avanti: in questo modo, si potrà finalmente ridurre la fast fashion e rendere le aziende più consapevoli della propria impronta ecologica.
Cosa è stato deciso in ambito europeo? Il nuovo “Circular Economy Action Plan” della Commissione Europea vuole mettere un freno alla fast fashion, destinata a finire definitivamente entro il 2030. Ecco per quale motivo.
Ue: fine della fast fashion?
Le nuove regole, infatti, obbligheranno le aziende del tessile a usare materiali sostenibili ma soprattutto a dichiarare quanti sono i capi invenduti che annualmente finiscono in discarica. In particolare, questo avviene nei Paesi a sud del mondo: si tratta di veri e propri cimiteri di vestiti, dove la desolazione e lo spreco regnano sovrani.
La Commissione Europea, infatti, definisce il nuovo piano “una nuova strategia per rendere i capi più durevoli, riparabili, riutilizzabili e riciclabili, per contrastare la fast fashion, i rifiuti tessili e la distruzione dei tessili invenduti, e per garantire che siano prodotti nel pieno rispetto dei diritti sociali“.
Da una parte l’Unione Europea richiede quindi un impegno dei produttori, ma dall’altra anche quello dei consumatori. Considerati i dati che verranno resi noti dalle aziende, infatti, toccherà agli utenti capire quali realtà sono sostenibili e vanno premiate. Inoltre, anche loro dovranno capire quando effettivamente gettare un abito e farlo diventare un rifiuto.
Insomma, l’UE ha fatto la sua parte (per il momento) imponendo le nuove regole alle aziende produttrici. La speranza è che, considerati gli obblighi, la fast fashion si possa ridurre notevolmente entro il 2030. Ma l’impegno dei cittadini è fondamentale: sono loro che devono rendersi conto della responsabilità nei confronti del pianeta e fare scelte consapevoli.