Come fare diventare i vecchi abiti, che non mettiamo più, una risorsa? Questa studentessa ha avuto un’idea geniale che le è fruttata milioni!
L’industria della moda è sempre più veloce: c’è un modo per rallentarla? Il fast fashion ormai è diffuso in tutto il mondo e provoca un’enorme quantità di inquinamento. Non solo per la filiera produttiva, spesso poco attenta all’ambiente già alla fonte, ma anche per la fine che fanno i capi d’abbigliamento.
Avete presente i cumuli di abiti che spesso si vedono nelle immagini che circolano per il web? Ecco, si tratta di vere e proprie discariche dove finiscono per lo più i vestiti provenienti dall’industria del fast fashion. Capi invenduti che vengono quindi ceduti ad altri Paesi, i quali li rivendono a prezzi addirittura minori, oppure con un ciclo di vita molto corto.
D’altronde, chi di noi spenderebbe dei soldi per sistemare una maglietta che ha pagato pochi euro? Molto meglio comprarne una nuova! Certo, ma qual è il peso di questa nostra scelta per l’ambiente? In questo modo, contribuiamo ad alimentare il circolo vizioso della moda veloce che sta devastando il pianeta.
Ma come fare, per dare nuova vita ai vestiti che non mettiamo più e quindi per non inquinare ulteriormente l’ambiente? Ci ha pensato una studentessa di architettura e moda, Clarisse Merle: ha infatti ideato un modo per trasformarli in un elemento che nessuno si aspetterebbe.
Dai vestiti…ai mattoni!
I vecchi abiti sono così diventati speciali mattoni, ovviamente sostenibili, che sono in grado di garantire un isolamento termico e acustico. Si tratta di FabBRICK: un prodotto che viene realizzato interamente a mano, nei laboratori dell’azienda che si trovano a Parigi.
Dalla fine del 2018, quando è nata, l’impresa di Clarisse Merle ha prodotto oltre 40 mila mattoni che sono equivalenti a ben 12 tonnellate di tessuti riciclati. Uno degli obiettivi della giovane studentessa e imprenditrice, è quello di industrializzare il processo al fine di arrivare a riciclare un numero sempre maggiore di tessuti scartati.
I mattoni sostenibili di Clarisse Merle si pongono in controtendenza rispetto al fast fashion, contribuendo così al movimento dello slow fashion (moda lenta) maggiormente sostenibile. Tra l’altro, questo prodotto è anche un modo per rendere più ecologico il settore delle costruzioni che è già di per sé molto inquinante ed energivoro.
All’inizio la studentessa aveva pensato di utilizzare altri rifiuti come bottiglie, bicchieri, scatole di cartone o plastica. Ma poi si è resa conto che i vecchi vestiti avevano ottime potenzialità. Basti pensare al cotone, ad esempio, che è un tessuto con capacità isolanti. Insomma, un’idea davvero geniale che può aiutare due settori inquinanti a diventare sempre più sostenibili.