Cosa significa coltivare in vertical farming? A breve un’etichetta ad hoc per riconoscere subito questa insalata, ottima per la nostra salute e per l’ambiente.
Si stanno diffondendo sempre di più, nel nostro Paese e non solo, i prodotti coltivati in vertical farming. Si tratta di un metodo innovativo che prevede la coltivazione indoor, ovvero in un ambiente chiuso e controllato.
I prodotti possono crescere in modo naturale, senza l’utilizzo di pesticidi e con un risparmio di risorse – acqua in primis – grazie a luci a led che stimolano la fotosintesi. Questa tipologia di coltivazione viene sfruttata per l‘insalata e rappresenta un metodo salutare ma anche ecosostenibile.
Grazie alla coltivazione fuori suolo, questi prodotti non vengono contaminati dalle sostanze inquinanti che generalmente si trovano nel terreno (ad esempio i metalli pesanti come il nichel) e quindi sono già pronti per il consumo. Non necessitano, dunque, di lavaggio prima di essere mangiati.
Molto presto, questi prodotti avranno una propria etichetta: l’Italia ha presentato una bozza di decreto, in seguito alla novità normativa introdotta con il Dl Sostegni, per chiedere di avere un’etichetta chiara. Nessun ingrediente aggiunto e un posizionamento su scaffali separati rispetto ai prodotti di IV Gamma.
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Un’insalata “pronta per il consumo”
Ma perché è stata richiesta un’etichetta così specifica per questi prodotti ortofrutticoli? Anzitutto, il decreto mira a regolamentarne la vendita e a comunicare al consumatore tutti i benefici di questi prodotti.
La coltivazione che viene utilizzata, di tipo idroponica, permette appunto di risparmiare fino al 90% di acqua e aumenta la produttività del 20% rispetto alle colture tradizionali. Le condizioni igieniche in cui avviene la coltivazione permettono il consumo di questi prodotti senza necessità di lavaggio.
Si tratta di vantaggi molto significativi per il benessere del nostro corpo e del Pianeta, quindi è fondamentale che chi acquista ne sia cosciente al fine di realizzare un consumo responsabile. Il tutto, appunto, con l’obiettivo di una maggiore trasparenza nei confronti dei consumatori.
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Il decreto, che è in attesa di esame a Bruxelles, chiede quindi di inserire in etichetta la dicitura “Prodotto non lavato pronto per il consumo” oppure “Non lavato e pronto da cuocere” a seconda dei casi. Inoltre, una separazione “chiara e netta” nel reparto ortofrutta distinguerà ulteriormente questi prodotti del vertical farming da quelli di IV Gamma.
Infine, per gli imballaggi primari dei prodotti ortofrutticoli “non lavati e pronti da cuocere” si dovranno utilizzare solo materiali di tipologia e grammatura idonee a consentire lo smaltimento tramite raccolta differenziata e riciclo.