Se ne dicono tante e altrettanti sono i pregiudizi che ruotano attorno ai videogiochi. Da mezzi di istupidimento collettivo a minaccia di violenza incontrollata, pare che la Playstation o l’Xbox ce l’abbiano tutte. Eppure ora una ricerca ha fatto il punto della situazione, giungendo ad una conclusione che lascerà l’amaro in bocca a molti.
Quando si parla di videogiochi, non c’è cultura né consapevolezza. Solo una marea di considerazioni frutto di pregiudizi e cose per sentito dire, senza una vera ed attenta analisi dietro. Insomma, Da mezzi di istupidimento collettivo a minaccia di violenza incontrollata, pare che la Playstation e l’Xbox ce la mettano tutta per trasformare le future generazioni in perfetti automi incapaci di intendere e di volere.
La paura attorno ai videogiochi, però, non è la reale. Piuttosto è il frutto di qualcosa che si ignora molto e si conosce di rado. Si, è vero, ci sono dei casi di quindicenni che passano ore ed ore col joystick in mano, ma si tratta, in quel caso di una patologia, e che in quanto tale va trattata in maniera differente.
Non è la regola, bensì l’eccezione e sarebbe anche interessante indagare il perché alcuni ragazzi decidano di fuggire dalla vita reale, per trovare un maggior appagamento nel mondo virtuale. Ma questa è un’altra storia. Eppure ora una ricerca ha fatto il punto della situazione, giungendo ad una conclusione che lascerà l’amaro in bocca a molti.
Prima di passare allo studio, partiamo da un’esperienza concreta condivisa sul social Reddit. Un utente, infatti, ha raccontato di aver affrontato il lutto per la morte della madre grazie al videogioco “God of War”, in cui si vive il viaggio di un padre ed un figlio che attraversano il mondo di gioco per gettare le ceneri della madre nel suo paese d’origine.
Così, tra mitologia e lutto, l’utente di Reddit, è riuscito ad immedesimarsi nei protagonisti che stavano affrontando proprio la sua stessa situazione. Sentendosi meno solo e più compreso, una piccola parte del macigno che è il lutto, è stata portata con sé fino alla fine del viaggio di God of War. Si tratta, insomma, di un’esperienza più che positiva. Ma non finisce qui.
I ricercatori americani, analizzando la quantità di tempo passata dai bambini davanti ai videogiochi, hanno notato un aumento del loro quoziente intellettivo. Verrebbe così non solo sfatato il mito dei videogiochi che fanno male, ma anche enfatizzato un effetto positivo sui più piccoli. La ricerca ha rilevato un aumento di 2,5 punti di QI nei bambini – tutti di età compresa tra i 9 e i 10 anni – che spendevano più ore giocando.
La comprensione della lettura, l’elaborazione visivo-spaziale, il pensiero flessibile e l’autocontrollo, infatti, secondo la ricerca sarebbero più stimolati e migliorati tramite i videogiochi. Ovviamente è un’analisi preliminare che avrà bisogno di ulteriori conferme in futuro, tuttavia è un ottimo di partenza.
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