Uno scandalo e una tragedia sfiorata. La notizia riguarda un’azienda che voleva vendere delle vongole prese direttamente dalla discarica.
Sembra quasi un racconto assurdo, oppure una di quelle classiche fake news. Purtroppo questa volta vorremmo tanto che fosse così, e invece è la pura realtà. Siamo scampati ad una tremenda tragedia… almeno per questa volta.
Ci troviamo nel comune di Conche di Codevigo, in provincia di Padova, sede di un’azienda agricola da tutti considerata come una normale e semplice attività. Ma come spesso si sente dire: mai giudicare il libro dalla copertina.
Eh sì, perché alle volte anche le persone più insospettabili potrebbero in realtà tramare qualcosa di estremamente losco. Ed è esattamente ciò che è accaduto in questa occasione. Quella che sembra una scontata e banale azienda, si è rivelata invece la protagonista di un enorme scandalo.
A scoprire quanto stiamo per raccontare, fortunatamente, sono state le Fiamme Oro della Guardia di Finanza. Dobbiamo infatti ringraziarle per la loro tempestività nell’interrompere una pratica che oltre ad essere illegale, si sarebbe trasformata in una vera e propria tragedia.
Lo scandalo delle vongole veraci
Quello in cui le forze dell’ordine si sono imbattute è stato davvero qualcosa di eclatante… purtroppo però in senso negativo.
Si parla del ritrovamento di oltre 2 tonnellate e mezzo di mitili assolutamente non a norma, e impossibili da consumare per gli umani, che stavano per essere immessi nel mercato. Si tratta di un traffico illegale di vongole veraci, provenienti dal Portogallo.
Una questione a dir poco disdicevole che avrebbe potuto mettere a repentaglio la vita di moltissime persone. In particolar modo di tutte quelle residenti all’interno del territorio veneto.
Ecco cosa hanno scoperto le autorità
Oltre al traffico illegale di vongole e pesce non idoneo al consumo, le autorità hanno scoperto anche dei macchinari per nulla in regola con le leggi attualmente in vigore. Sembra infatti che le apparecchiature utilizzate all’interno dell’azienda scaricassero poi tutte le acque reflue proprio sui campi coltivati.
Una situazione ai limiti dell’assurdo poiché all’interno di quei liquami di scarto vi erano sostanze altamente inquinanti e tossiche in grado di contaminare intere aree. Ma non finisce qui perché nel corso delle indagini, le forze dell’ordine hanno trovato anche ben 30 chili di rifiuti.
In seguito a questi ritrovamenti è inevitabilmente intervenuta l’azienda sanitaria provinciale che ha disposto la distruzione di tutto il pescato ritrovato in quanto rappresentava un reale e concreto rischio di contaminazione da parte di agenti patogeni.
Dopodiché, le indagini sono andate ancora più a fondo andando a rivelare una discarica tossica di oltre 6.500 metri quadri all’interno della quale vi erano rifiuti di ogni genere e la maggior parte altamente pericolosi.
Nello specifico vi erano olii esausti, idrocarburi, imbarcazioni e autoveicoli dismessi, elettrodomestici abbandonati, tutti riposti all’interno di un edificio abusivo.